COME SE NIENTE FOSSE

Nell’arte è cambiato il concetto di contemporaneità, l’analisi della realtà, sia soggettiva che oggettiva. Sono cambiati i media, la comunicazione è sfrenata e tutto questo influisce sul concetto di obsolescenza. La sperimentazione è associata alla spettacolarizzazione e, di conseguenza, è assorbita dal consumismo. Tutto ciò avviene in tempi brevissimi e non ci permette di apprendere la sperimentazione artistica né di scatenare dibattiti utili ad alimentare processi di sviluppo come avviene in una società democratica. Non esistono più tensioni politiche e sociali che determinano momenti di rottura con il passato generando un rinnovamento. Non esiste, o nessuno ci crede più, il concetto di gruppo, fondamentale per le generazioni degli anni Sessanta e Settanta. Manca una logica di gestione per gli spazi deputati all’arte in generale: la tendenza è quella di spendere soldi pubblici inutilmente solo per rendere spettacolare il contenitore (il museo), trasformandolo in propaganda politica a favore del partito di turno senza badare minimamente ai contenuti. Non esistono le risorse economiche per finanziare una programmazione o la produzione di progetti artistici. Manca la logica delle acquisizioni, che è fondamentale per conservare e preservare la ricerca. La causa di questo malfunzionamento generale è dovuto a una politica troppo servile e alla poca competenza delle persone deputate alla gestione dei musei, perché la scelta di un direttore, per esempio, non dipende più dalle capacità professionali ma dalla volontà del politico di turno. Per questo motivo l’attuale crisi culturale e l’instabilità dei musei, dei cinema e dei teatri rispecchia l’andamento politico del governo. Sarebbe ora che la politica si affidasse a persone competenti in grado di snellire e svecchiare le infrastrutture, di trovare risorse alternative, di coinvolgere collezionisti, imprenditori o strutture no profit; di abbassare l’IVA. Auspico che i politici utilizzino parte dei fondi dei partiti di appartenenza investendoli nella ricerca per lo sviluppo artistico, perché è impossibile immaginare una produzione di qualità senza risorse economiche e senza un rapporto diretto con le istituzioni. Gli artisti a Roma hanno bisogno di finanziamenti per sostenere in maniera costante il loro lavoro, ma trovano sempre più difficoltà a stabilire una relazione con le istituzioni pubbliche, perché manca un interlocutore esterno capace di comunicare con gli artisti e con enti come la Regione o la Provincia. Questa figura potrebbe essere fondamentale per ridare vitalità all’intero tessuto culturale della città e promuoverla a livello internazionale.

GIUSEPPE PIETRONIRO
Artista. Vive e lavora a Roma.