PER UN USO IMPROPRIO DELL’ARTE

L’arte è la pratica di una ricerca critica del presente, che parte da un sentimento di insoddisfazione verso la realtà. Il potere dell’arte consiste nell’apertura a possibilità altre rispetto all’attualità, la pratica di un pensiero che ricerca ciò che nel nostro mondo resta ancora non pensato. In tal senso, l’arte deve porsi delle domande sul suo senso e ruolo. L’istituzionalizzazione della cultura è la pretesa di regolamentare, attraverso leggi statali e statuti specifici, un’attività che per sua definizione non può darsi regole, se non come processo di costituzione dell’opera stessa. Sembrerebbe che il ruolo dell’artista contemporaneo nella società sia venuto meno; tuttavia questa rappresenta la più grande possibilità per una pratica artistica che deve dotarsi di regole proprie, in contrasto con quelle vigenti, contro le ipostatizzazioni stabilite dalle leggi e dagli statuti delle istituzioni culturali. In questo senso l’artista non può farsi riconoscere diritti e nessuno spazio riconosciuto come culturale dovrebbe essere garantito in quanto tale. Fare l’artista non è un lavoro: l’artista dovrebbe essere il più precario di tutti, non si può riconoscere una figura professionale nell’arte senza degradarla ad attività di produzione. Gli spazi della cultura come cinema, musei e teatri andrebbero considerati come loculi: luoghi separati dal mondo che andrebbero tutti provocatoriamente chiusi per vedere quello che resta. Il resto è arte. Le attività più specificamente umane sono quelle che trascendono le funzioni date. Prendiamo ad esempio il linguaggio: la capacità di parola può essere definita come uso improprio dell’apparato digestivo e respiratorio, mentre labbra, bocca, lingua, trachea, faringe sono rese inoperose nella loro funzione biologica per essere aperte ad altre possibilità, come la capacità di parlare. Anche il bacio potrebbe essere definito come un uso improprio dell’apparato digestivo. Bisogna allora capire che cosa significa rendere inoperosa l’arte, anche nell’eventuale assenza di opera; che cosa vuol dire usare impropriamente gli spazi della cultura? Aprire le possibilità per un’arte altra, disgregare nell’aperto i luoghi della cultura. La cultura è ciò che rispecchia — e prefigura, le possibilità di organizzazione della vita in una data società. Il significato più proprio dell’arte sta nel rendere la vita possibile altrimenti.

LEONARDO CABIDDU
Ha studiato Filosofia a Roma e Arti Visive a Venezia. Vive e lavora a Roma.