QUANDO LO STATO NON FARÀ PIÙ DA TIRANNO

Fin dalla notte dei tempi, l’arte è sempre stata un catalizzatore di quello che succede. A maggior ragione in questo momento, deve essere il termometro dei nostri giorni e avere un ruolo principale nella nostra società, dove iniziano a mancare delle basi solide su cui fare riferimento. Senza delle risorse necessarie per finanziare nuove produzioni e acquisizioni di opere deriva anche da una legislazione relativa non efficace. Penso che sia fondamentale sostenere una riforma fiscale che possa realmente aiutare le istituzioni culturali, affinché sia possibile tagliare i costi strutturali e investire in programmazione. La creazione di fondi indipendenti dovrebbe essere una componente fondamentale per finanziare i progetti e rendere le stesse istituzioni artistiche autonome, in grado di poter disporre di un proprio budget. Ad esempio, una possibilità concreta per realizzare tale presupposto vede le aziende impegnate a devolvere una percentuale del proprio fatturato alla cultura. In realtà, il grosso problema del nostro paese è la politica, che è entrata in tutto e per tutto nella vita di tutti i giorni, con incompetenza e clientelismo che – come si è visto – paralizza lo stato delle cose senza possibilità di crescita e di ricerca. La qualità dei nostri politici è veramente bassa, non possiedono nessuna preparazione se non quella di fare lobby a tutti i livelli. In questo momento in Italia non è possibile fare un buon lavoro nelle istituzioni. Il settore commerciale è imprescindibile e fonte vitale per il mondo dell’arte, senza il quale il sistema dell’arte non esisterebbe. Come in tutti gli ambiti lavorativi, la precarietà del sistema ha cambiato la natura della competizione, che è divenuta insana. Certamente il no profit è “innocente” perché non si concentra sul mercato ma su progetti a carattere sociale ed è questa la vera chiave su cui puntare e fare aggregazione. La responsabilità del sistema arte è molto importante perché è proprio da qui che bisogna partire per dare un messaggio positivo sia per il presente che per il futuro, con progetti che coinvolgono la città e la società in cui viviamo. Il dovere dell’arte è quello di immaginare un futuro migliore. In tutti i paesi civili è cosi, ma in realtà in Italia è molto difficile. Spero che in quel futuro migliore, quando tutti pagheranno le tasse, lo Stato farà lo Stato e non il tiranno; solo a questo punto i cittadini si riavvicineranno alla classe politica e probabilmente si potrà parlare di progettualità e gestione delle risorse economiche. Come presidente di una fondazione no profit non mi è mai capitato di sentire gli artisti lamentarsi di essere stati manipolati. Penso invece che le opportunità per gli artisti italiani di lavorare per le istituzioni siano molto poche, perché più frequentemente sono invitati artisti stranieri. Non basta ripensare Roma attraverso una dimensione municipale e federale, bisogna prima riformulare tutto il sistema dell’arte a livello nazionale per intervenire a livello regionale e provinciale solo successivamente.

FLAVIO MISCIATTELLI
Ideatore e presidente della Fondazione Pastificio Cerere per la promozione dell’arte contemporanea, nata a Roma nel 2004.