NUOVO CINEMA… OCCUPATO

L’occupazione del Cinema Palazzo si è configurata, fin dai primi giorni, come spazio aperto di dibattito politico e artistico. Il termine agorà è, a tutti gli effetti, quello che meglio caratterizza questa esperienza e la tensione che la anima. Tale prospettiva nasce da un’urgenza di partecipazione reale ai processi decisionali e di costruzione di opinione, dove le espressioni artistiche — le cui funzioni principali sono la narrazione della realtà e del tempo che attraversiamo — sono schiacciate su logiche di spartizione clientelare che necessariamente finiscono per determinarne i contenuti e le forme di rappresentazione. I modelli di finanziamento e indirizzamento della produzione artistica e culturale nel nostro paese (e in maniera ancor più esasperata nella metropoli romana) sono ingabbiati da logiche di spartizione che, come in un sistema binario, non lasciano all’artista altra scelta se non quella tra la connivenza ai meccanismi clientelari piuttosto che l’esodo verso forme di autoproduzione, quest’ultima spesso sinonimo di vera e propria autoghettizzazione. Le istituzioni pubbliche sono rigide su posizioni che non lasciano spazio a quanto di nuovo potrebbe emergere dalla realtà complessa che viviamo. Tutto questo ha effetti abnormi in termini di spreco di talenti, e rappresenta una idea di cultura elitaria e preordinata che esclude la possibilità di esprimere tutte quelle forme culturali non riconosciute e non ufficializzate. In questo ultimo anno le pratiche di riappropriazione di spazi e di parola da parte dei lavoratori dello spettacolo e dei cittadini in generale hanno suggerito un nuovo modello di gestione delle risorse che vede tutti direttamente coinvolti nei processi di decisione e di revisione di quanto finanziato e realizzato. È difficile, allo stato attuale, immaginare dove questi modelli possano approdare; tuttavia è possibile tracciarne una traiettoria per superare la logica delle direzioni artistiche affidate a grandi nomi impossibili da scalzare, e per svincolarsi dall’ingerenza dei partiti nelle decisioni da prendere e nell’impiego delle risorse. Le esperienze di autogoverno che si stanno verificando nel mondo artistico romano auspicano la nascita di nuove istituzioni capaci di colmare il vuoto di rappresentanza, di riconoscimento e di potere decisionale che caratterizza le strutture attuali. Questa nuova forma di istituzione parla immediatamente il linguaggio del federalismo, dove ogni esperienza vive delle proprie specifiche differenze e acquisisce credibilità e forza, risorse e capacità decisionale.

CIRO COLONNA
Fa parte del Nuovo Cinema Palazzo nel quartiere di San Lorenzo a Roma, occupato nel 2011 da cittadini, artisti, studenti, attivisti di spazi sociali e associazioni. Collabora con Radio Amisnet e Radio Popolare.