IN BETWEEN

Le istituzioni d’arte sono entità un po’ strane: il denaro e gli sforzi impiegati per la loro sopravvivenza sono di gran lunga superiori a quelli impiegati per le opere d’arte e per gli artisti. Si può osservare questo squilibrio nei musei ma anche nei luoghi che offrono residenze per artisti, in cui si impiegano molte energie per cose che, per noi, non sono così importanti; c’è sempre qualcosa di più urgente del nostro lavoro. Negli ultimi trent’anni la produzione artistica si è troppo professionalizzata. Nelle scuole si sono formate personalità molto differenti, con diverse aspirazioni ma anche con meno carattere. Il mondo che ruota attorno all’arte cresce in modo assurdo: a molti curatori non piace scrivere o addirittura non piace l’arte; i direttori di museo si sono trasformati in organizzatori e così via. Oggi molta gente vuole lavorare in questo campo forse proprio perché tutto si è professionalizzato alimentando così un sistema di potere dal quale molti sono intrigati. Sono un’artista in grado di lavorare con le istituzioni, sebbene non siano questi i luoghi che mi hanno fatto crescere: sono stati i centri alternativi e sociali dove mi sono formata come artista nella società di oggi. Prima di venire a Roma mi avevano detto che questa città non è annoverata tra i “centri” dell’arte contemporanea d’Europa. Forse per questo, mi ha interessato fin da subito: non sappiamo quali né dove siano i centri del domani. Ma possiamo cercarli. La parola centro, che rimanda sempre ad un passato, è costituito da diversi principi come i musei, le scuole di arte contemporanea, il mercato e gli artisti. Solo quando tutti questi differenti elementi sono combinati tra loro è possibile intendere propriamente un centro. Roma è vissuta da molti artisti di età differenti, che esprimono livelli qualitativi decisamente interessanti sebbene abbiano difficoltà a lavorare e a finanziarsi. Non possono contare su un mercato dell’arte sufficientemente sviluppato e non possono far affidamento su alcun sostegno da parte della città. Forse perché sperimentano questo contesto, sono davvero pochi coloro che dicono di essere di Roma. Molti artisti che ho conosciuto affermano di essere di Roma e Berlino, di Roma e New York, di Roma e Mosca: questo è davvero un buon segnale, è un’affermazione che raramente ho sentito pronunciare in altre città, come ad esempio Parigi, quest’ultima un pessimo centro per lavorare nel campo artistico.

DELPHINE REIST
Artista. È membro dell’Istituto Svizzero di Roma, 2011/2012. Vive e lavora a Roma.