PER UNA NUOVA ECOLOGIA DELL’ARTE

Ci troviamo in un momento di profonda trasformazione in cui l’ampio e ubiquo accesso a reti e tecnologie muta costantemente immaginari, possibilità operative e modelli mentali dell’essere umano, ridefinendo concetti come l’appartenenza a una città, lo spazio pubblico, le modalità di produzione e diffusione della conoscenza, le possibilità di comunicare e collaborare, la politica e l’identità. In questo scenario lo scontro tra il “vecchio” e il “nuovo” fa emergere narrative dissonanti e forme inedite di conflitto dove l’arte può giocare un ruolo di fondamentale importanza. Sempre di più, l’arte si confronta con scenari capaci di attraversare scienze, discipline, temi e competenze. Secondo immaginari che ricordano l’alchimia e le visioni leonardesche, l’arte si ritrova di volta in volta a divenire “attrattore strano” in senso antropologico, sensore di tendenze sociali, culturali e tecnologiche, ideatore e attivatore di scenari politici innovativi, ricontestualizzatore sociale, driver di modelli economici. Laboratori di ricerca d’eccellenza e aziende (è emblematico il caso della General Electric, capace di creare interi laboratori incentrati sull’operato di artisti e designer) si riempiono di artisti per coordinare pratiche e discipline secondo scenari aperti e dirompenti. Questo panorama può suggerire cambiamenti di tendenza interessanti per la politica, l’amministrazione della cosa pubblica, il governo delle città, l’innovazione sociale ed economica nonché per la ridefinizione di cosa possano essere/diventare la cittadinanza, lo spazio pubblico e la vita in comune degli esseri umani in ogni parte del pianeta. In sintesi, è immaginabile:
• Promuovere diverse direzioni strategiche e operative capaci di attraversare le scienze e le discipline e in cui le “nuove arti” – quelle dedicate alla creazione di ecosistemi che esprimono il punto di vista di molteplici soggetti e culture – vestano il ruolo di collante, di legame e stimolatore di immaginari del possibile e dell’auspicabile, di remixer di politica e poetica.
• Ideare ecosistemi operativi reali, capaci di uscire dalla logica del crowdsourcing e dello slacktivism e diventare strumenti per la generazione di nuove economie, in cui le attività non portino benefici estesi alle sole infrastrutture gestionali.
• Uscire dalla dialettica del conflitto, abbandonare l’idea della gerarchia – anche nascosta dalle diverse narrative che attraversano istituzioni, aziende e movimenti – e sostituirvi i modelli peer-2-peer grazie alle metodologie e tecnologie che ora li rendono usabili, accessibili e remunerativi; occupare il “reale”, riempirlo di nuovi significati, di nuovi significanti e originali spazi stratificati e interconnessi.
• Abbandonare l’idea della rappresentanza, del governo, della federazione o del condominio per dotarsi di strumenti di interconnessione e interrelazione; scegliere di abbandonare la democrazia e abbracciare l’etica, la consapevolezza e la tolleranza toccando imprese, istituzioni, organizzazioni, gruppi, collettivi e singoli cittadini.
• Attrezzarsi per affrontare il futuro che non sarà basato sulle grandi organizzazioni ma su una stratificazione e interconnessione di molteplici piccole realtà capaci di produrre autonoma energia, cultura e benessere tramite l’ascolto, la creazione delle infrastrutture e il mantenimento del welfare e dell’accesso.

SALVATORE IACONESI
Ha fondato (con Oriana Persico) REFF, Roma Europa Fake Factory, una piattaforma di dibattito globale, azione di hacking artistico e tecnologico, performance e net-art.