GENIUS LOCI

Roma è una città enorme, piena di buche, densa di traffico e di una lentezza antica. Smisurata nella sua periferia, ossessionata dai turisti quanto ricca di proposte artistiche e culturali, spazi autogestiti, musei e siti archeologici. Viva e sfiancante, è un luogo pieno di attività, anche se troppo spesso commerciali e di basso livello. Il pubblico generico non si fida molto delle istituzioni, preferendo andare sul sicuro, sul classico, sul neoclassico o sul barocco. Non possiamo biasimarlo. I musei di arte contemporanea hanno biglietti costosi e le loro proposte vanno bene per un pubblico di intellettuali, o esperti di settore. È così che entrano in gioco scelte politiche, operazioni di specchietti per le allodole che ammiccano a un pubblico massificato. Anche nell’arte classica e nell’archeologia, i musei cercano di attrarre se non proprio le allodole, altre specie di animali ancora ingenui, in tranelli espositivi in cui sono spesso ricaduto anche io. Forse per mancanza di fondi, forse per l’inadeguatezza di curatori e allestitori, le mostre si organizzano sempre più a colpi di titoli altisonanti, tra materiali recuperati da chissà quale scantinato, aree pericolanti e operatori di sala scortesi. Che le cose non funzionino bene a Roma ce lo diciamo da anni. E i problemi dell’arte e della politica, gli italiani, europei, occidentali li conoscono molto bene. Sperimentare sicuramente è utile: da un lato gli artisti dovranno reinventare il loro lavoro; dall’altro i politici dovranno cambiare le proprie strategie, a partire da una diminuzione del loro potere sul territorio e collaborando con vari interlocutori e operatori del settore. Forse sarà proprio questa crisi a portarci quei tanto auspicati elementi di originalità che influenzeranno le generazioni successive. Questo renderà Roma una città migliore, forse con meno buche, meno musei deserti o chiusi, meno cancelli attorno alle aree pubbliche, meno macchine e più rispetto verso l’arte e la cultura.

FABRIZIO SARTORI
Artista. Vive e lavora a Roma.