ROMA: COSA MANCA ANCORA?

A Roma, e in Italia, è carente, per non dire inesistente, una politica culturale evoluta per l’arte contemporanea. Allo stesso tempo manca un piano d’azione a lungo termine che individui obiettivi e priorità, coordini e sostenga le azioni intraprese, sappia promuovere la scena locale e garantisca qualità, autonomia e durata dei progetti, affermando principi di trasparenza nell’assegnazione dei finanziamenti e buone pratiche nella gestione delle istituzioni pubbliche (come l’introduzione di criteri di valutazione trasparenti, legati al merito e alla competenza, nella scelta dei responsabili e dei curatori di tali istituzioni, l’incentivo a strategie di sistema e l’adozione di modelli di gestione autonomi più flessibili che sappiano superare una burocrazia pubblica che ha elevati costi di gestione e che produce inevitabili inefficienze nei processi produttivi). Una politica che dovrebbe essere delineata dall’amministrazione in un rapporto di stretto contatto, di ascolto e di collaborazione con gli addetti ai lavori, fuori da logiche clientelari o, peggio, del tutto aleatorie, ma nel rispetto delle competenze professionali e dell’esigenza di dialogo, di partecipazione e di scelte condivise. A tal fine è indispensabile che cresca la coscienza e la responsabilità nei confronti della cultura e dell’arte come “bene comune” non solo nelle istituzioni e nelle amministrazioni pubbliche ma anche fra i cittadini e gli addetti ai lavori, generando forme d’intervento, manifestazioni di interesse e azioni di tutela. Sollecitando una più diretta partecipazione, una determinazione a uscire dal proprio particolare e adoperarsi per qualcosa che trascenda i propri immediati interessi. Va recuperata fiducia nella possibilità di cambiare lo stato delle cose, di avere un ruolo attivo nei processi che originano scelte e decisioni che riguardano l’arte contemporanea nella sfera pubblica. È in questo senso molto incoraggiante che si sia costituita la Consulta Permanente per l’Arte Contemporanea – Roma. Nata durante l’assemblea del movimento di cittadini e addetti ai lavori organizzatosi spontaneamente in difesa dell’autonomia di programmazione e finanziaria del Macro, il museo civico d’arte contemporanea, esprime la convinzione della necessità di uno strumento di aggregazione dei diversi “portatori di interessi e competenze” del mondo dell’arte romano per dare vita a una voce unica in grado di relazionarsi con i politici e gli amministratori in maniera efficace. Composta da sei delegati, eletti dall’assemblea in rappresentanza delle diverse aree di intervento, la Consulta intende contribuire alla funzione di indirizzo nelle politiche pubbliche relative all’arte contemporanea e svolgere un ruolo di controllo dell’efficace attuazione delle stesse, esprimendo pareri, promuovendo lo sviluppo di un pubblico dibattito su temi rilevanti e formulando proposte in materia. L’efficacia, e l’effettiva incidenza della Consulta sulle dinamiche politico-amministrative sono tutte da verificare, e molto dipenderà dalla sua capacità di essere riconosciuta come interlocutore autorevole e di rappresentare in modo lucido i bisogni e le energie di un settore così sottovalutato dalla politica italiana. Intanto va registrato che il mondo dell’arte romano ritrova dopo molto tempo un luogo e un’occasione di incontro, di dibattito e delinea un modello inedito di partecipazione alla determinazione delle politiche culturali che lo governano.

CRISTIANA PERRELLA
Critica d’arte e curatrice. Fa parte della Consulta Permanente per l’Arte Contemporanea di Roma.